Bambini migranti centroamericani vittime di abusi nel loro viaggio verso il nord

Il “sogno americano” e l’illusione di una vita migliore, lontano dalla violenza e la miseria che scuotono i loro luoghi d’origine, si è trasformato in un vero incubo per migliaia di minorenni centroamericani senza documenti – in maggioranza provenienti dai paesi del Triangolo Nord (Guatemala, El Salvador, Honduras) – che sono entrati negli Stati Uniti o che quotidianamente, continuano a provarci, intraprendendo un viaggio che li espone a ogni tipo di abuso e vessazione.

bimbi_migranti

Tegucigalpa, 9 luglio (Opera Mundi | LINyM)-. Il “sogno americano” e l’illusione di una vita migliore, lontano dalla violenza e la miseria che scuotono i loro luoghi d’origine, si è trasformato in un vero incubo per migliaia di minorenni centroamericani senza documenti – in maggioranza provenienti dai paesi del Triangolo Nord (Guatemala, El Salvador, Honduras) – che sono entrati negli Stati Uniti o che quotidianamente, continuano a provarci, intraprendendo un viaggio che li espone a ogni tipo di abuso e vessazione.

Secondo i dati della Casa Bianca, negli ultimi otto mesi sarebbero quasi 50 mila i minori di 18 anni che sono stati fermati e rinchiusi in centri d’identificazione e che saranno deportati. Un aumento di quasi il 90% rispetto allo scorso anno, che sta scatenando una crisi umanitaria che le stesse autorità nordamericane definiscono “senza precedenti”.

Per affrontare questo tema così delicato ed esortare ad analizare a fondo le ragioni che stanno provocando questo vero e proprio esodo, il vicepresidente statunitense, Joseph Biden, si è riunito con le autorità dei tre paesi centroamericani e del Messico. “E’ una situazione insostenibile e inaccettabile ed abbiamo una responsabilità condivisa. Voglio porre enfasi sul fatto che gli Stati Uniti riconoscono la necessità di combattere alla radice le cause di questa situazione”, ha detto in quell’occasione.

Biden ha annunciato che gli Stati Uniti destineranno 9,6 milioni di dollari per il reinserimento dei migranti rimpatriati e altri 244 milioni per programmi di sicurezza e sviluppo sociale nella regione.

Secondo José Guadalupe Ruelas, direttore di Casa Alianza Honduras, uno degli elementi chiave che stanno alla basa dell’ondata migratoria di giovani verso gli USA è la violenza della quale sono vittime.

Esodo e violenza

“La violenza ancestrale e la sua matrice coloniale contro l’infanzia e le donne si è accentuata e diversificata negli ultimi decenni. L’ingresso con forza del crimine organizzato, che va a braccetto con la corruzione, e la sua ramificazione nelle istituzioni dello Stato, si è trasformato in un giro d’affari molto forte e ha rafforzato l’aggressione e l’annientamento dei bambini e dei giovani”, ha dichiarato Ruelas a Opera Mundi.

Di fronte all’assenza dello Stato e in un contesto sociale caratterizzato da gruppi delinquenziali che minacciano, estorcono e abusano, l’effetto immediato è stato l’aumento sostenuto di morti violente di bambini e giovani.

Nei primi cinque mesi dell’anno, l’Osservatorio della Violenza dell’Università Autonoma dell’Honduras (UNAH) ha registrato una media mensile di 90 giovani minori di 23 anni assassinati, e questo numero è salito a 102 nel mese di maggio. Inoltre, in questa prima parte dell’anno ci sono stati 40 massacri, le cui vittime sono in maggioranza giovani.

Anche se è molto difficile da dimostrare, secondo Ruelas ci sarebbe anche un progetto molto evidente di operazioni di “pulizia” contro i giovani. “Ci sono persone organizzare con grandi risorse economiche che stanno uccidendo bambini poveri e lo Stato è completamente assente. L’impunità arriva al 92% dei casi” dice.

I dati di Casa Alianza dicono che dei 3,7 milioni di giovani minori di 18 che vivono in Honduras, un milione non va a scuola, 500 mila vengono sfruttati sul lavoro e circa 8 mila vivono per strada. Nel 2013, due mila bambini di 12 anni hanno dovuto abbandonare gli studi a causa delle minacce di morte ricevute e 17 mila famiglie hanno dovuto abbandonare il proprio domicilio per la stessa ragione.

Migrare verso gli Stati Uniti è diventata quindi l’opzione più semplice. “Lo scorso anno, otto mila bambini se ne sono andati dal Paese, 4 mila sono stati deportati e nessuno sa cosa sia successo agli altri”, dice José Ruelas.

Nei primi cinque mesi del 2014, la quantità di bambini e giovani migranti è duplicata. Secondo questa tendenza, 24 mila bambini potrebbero cercare di fuggire dalla violenza del Paese duramte l’anno.

L’ACNUR (Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati) ha stimato che il 47% dei minori honduregni che sono entrati negli Stati Uniti dichiarano di essere scappati dalla violenza, mentre Casa Alianza sostiene che l’80% di quelli che sono stati deportati prima di attraversare la frontiera, sono scappati per lo stesso motivo. “Quello che ci preoccupa di più è che non c’è un solo bambino che resti illeso. Tutti dicono di aver subito qualche tipo di abuso o violenza fisica e psicologica”, ha spiegato il direttore di Casa Alianza.

Purtroppo, la risposta del governo si è concentrata solo nella militarizzazione della società.

“Di fronte a questo problema, il governo, invece di optare per una strategia di recupero del territorio in maniera pacifica, ha scommesso sul rafforzamento del militarismo lanciando una campagna mediatica per far credere che sta ottenendo risultati. In questo modo sta cercando di superare le sue due principali debolezze: la mancanza di legittimità e di rappresentatività nei confronti della popolazione”, ha detto Ruelas.

Questa strategia, che ha portato Juan Orlando Hernández ad avvicinarsi ai militari, ai settori più conservatori della chiesa e ai grandi mezzi di comunicazione corporativi, sembra che non stia dando i risultati sperati.

“La popolazione non vede la diminuzione della povertà e della violenza. Sta perdendo la speranza e sta scappando. E’ un esodo. Calcoliamo che, ogni giorno, tra le 200 e le 300 persone abbandonano l’Honduras”, specifica il direttore di Casa Alianza Honduras nella sua analisi.

Crisi del modello economico e fiscale

Nel suo libro “Costruzione dello stato e regimi fiscali in Centroamerica”, il ricercatore e professore universitario Aaron Schneider evidenzia come siano le élite centroamericane a decidere “quali sono i settori della società che devono pagare più tasse e come le risorse raccolte dovranno essere investite o no ed in beneficio di chi o che cosa”.

In questo senso, Schneider spiega che “la politica fiscale distorta dal suo ruolo ridistribuivo, ha dato come risultato un Centroamerica sempre più ineguale, con una chiara tendenza alla concentrazione economica”.

Per esempio, negli ultimi anni, il 60% della popolazione con meno risorse ha avuto a disposizione il 25% della ricchezza generata, mentre il 10% più ricco ha concentrato il 40% del totale. Secondo le statistiche ufficiali, nel 2014 circa il 59% dei centroamericani (26,5 milioni di persone) vive in condizioni di povertà, mentre un 15% vive nell’indigenza.

Circa il 70% non è iscritto alla previdenza sociale, mentre il 25% non ha accesso a nessun tipo di servizio sanitario. Quasi il 90% della popolazione con più di 60 anni non ha una pensione. Il 94% degli indigenti e l’87% dei poveri centroamericani si concentrano nei paesi del CA4 (El Salvador, Guatemala, Honduras e Nicaragua).

“Questo governo ha molto potere e poco talento. Ha fallito in materia di sicurezza, di protezione dell’infanzia e continua con le stesse politiche di esclusione sociale. Inoltre, ha accentuato l’autoritarismo, la prepotenza e le vessazioni contro quelle organizzazioni che denunciano questa situazione”, ci ricorda Ruelas.

Nel caso specifico, lo scorso 9 maggio, José Guadalupe Ruelas fu arrestato da membri della polizia militare di fronte alla Casa Presidenziale a Tegucigalpa, e colpito selvaggiamente, riportando lesioni alla spalla, al costato, al torace e al volto. Subito dopo, i principali mezzi di comunicazione hanno iniziato una violenta campagna di diffamazione nei suoi confronti e nei confronti dell’organizzazione che rappresenta. L’attacco è avvenuto esattamente alcuni giorni dopo la presentazione di un rapporto di Casa Alianza sull’omicidio dei giovani in Honduras.

Allo stesso modo, l’Osservatorio della Violenza del IUDPAS (Istituto Universitario in Democrazia Pace e Sicurezza) ha denunciato nei giorni scorsi che il Ministero degli Interni ha rifiutato di consegnare le informazioni in suo possesso sugli omicidi in Honduras, obbligando questo istituto a sospendere la pubblicazione del “Rapporto nazionale sullo stato della violenza in Honduras”, una fonte che faceva da contrappeso ai dati ufficiali.

“Fortunatamente, questo governo si è mosso tardivamente e il tema delle sofferenze dell’infanzia in Honduras è già monitorato sia a livello nazionale che internazionale ed è sfuggito al controllo della propaganda governativa. Ci sono stati appelli molto forti delle Nazioni Unite, della CIDH (Commissione Interamericana dei Diritti Umani), il Movimento Mondiale per l’Infanzia e congressisti nordamericani e la comunità internazionale sta prendendo le distanze da un governo che vuole inasprire la repressione”, ha concluso Ruelas.

Traduzione: Sergio Orazi

Fonte originale: Opera Mundi (portoghese)

Fonte in spagnolo: LINyM