Dichiarazione delle femministe di Abya Yala – gennaio 2024

Noi, le Femministe di Abya Yala, riunite in Assemblea, rinnoviamo collettivamente il nostro impegno in difesa della vita, delle donne, lesbiche, travestiti, trans, bisessuali, intersessuali, non binarie, come custodi delle comunità, dei territori che abitiamo e di cui facciamo parte, anche se siamo lontane, come nel caso della Palestina e del Kurdistan.

Le femministe di Abya Yala siamo in questo tempo e in questo mondo, sentendo tutti i dolori e seminando speranze non ingenue, che nascono dalla fiducia nelle nostre antenate, nella loro eredità, negli insegnamenti di cui ci nutriamo e nelle nostre forze collettive, radicate nella natura che ci dà energia e ci protegge dai poteri distruttivi mondiali.

Alziamo il nostro grido lacerato per il genocidio di Gaza, quel gigantesco campo di concentramento a cielo aperto. Siamo indignate e inorridite dallo sterminio di massa di ragazze, ragazzi, giovani, donne, dell’intero popolo palestinese, che resistono con dignità alla politica sionista dello Stato di Israele, sostenuta dagli Stati Uniti e dai governi dei potenti del mondo, che dall’ottobre 2023 a oggi hanno già causato circa 30mila mortə  sotto le bombe, per la fame, la sete, la mancanza di cure mediche, per i proiettili, per l’indifferenza generata dalla cultura capitalista, patriarcale, del “si salvi chi può”. Abbracciamo le donne palestinesi e continueremo a scendere nelle strade finché l’aggressione sionista dello Stato di Israele non sarà sconfitta. Esigiamo il cessate il fuoco, aiuti umanitari urgenti, la rottura delle relazioni governative con Israele e la libertà per il popolo palestinese.

Denunciamo anche l’aggressione e gli attacchi contro le donne e il popolo del Kurdistan, portati avanti principalmente dal governo turco di Erdogan, con il sostegno della NATO, nel tentativo di soffocare la rivoluzione delle donne curde, che ci insegnano a creare nuovi mondi possibili da abitare senza distruggere la natura, in relazioni né patriarcali né coloniali. Inviamo alle donne curde del Rojava, alle guerriere sulle montagne, alle prigioniere nelle carceri di diversi paesi per aver combattuto per la rivoluzione del Kurdistan, a coloro che lavorano ogni giorno per difenderla e farla diventare realtà, il nostro amore , la nostra solidarietà e il nostro impegno.Jin, Jiyan, Azadi! Donna, Vita, Libertà!

Il 1° gennaio abbracciamo le donne zapatiste, che festeggiano i 30 anni della loro rivolta. A coloro che, insieme a Ramona, hanno girato le comunità scrivendo la Legge Rivoluzionaria delle Donne. E’ molto ciò che impariamo da voi, soprattutto l’idea che è possibile inventare una vita nuova, che abbia il volto della dignità. Abbiamo accettato di vivere ed eccoci qui, abbiamo accettato di combattere e continuiamo!

Mandiamo anche il nostro impegno e il nostro abbraccio alle donne cubane, che celebrano 65 anni di Rivoluzione, superando la continua aggressione imperialista, il blocco ordinato dagli Stati Uniti, individuando le vie per affrontare il patriarcato e il razzismo che ancora permeano la cultura, cercando possibilità per sopravvivere senza accettare il ritorno al capitalismo, o la convivenza con politiche burocratiche che alienano il protagonismo del popolo negli eventi della Rivoluzione. Salutiamo le donne che fanno del ricordo di Vilma, Celia, Haydée una proposta etica e politica che rivoluziona le rivoluzioni, dal basso e a sinistra.

Il 1° gennaio 1804 Haiti divenne indipendente, diventando il primo paese ad avere una rivoluzione nera, contro la schiavitù, contro il razzismo e contro il colonialismo. Come pagamento per la sua emancipazione, la Francia gli ha imposto un debito di 150 milioni di franchi oro, che ha dovuto pagare in 100 anni, ovvero il 68% del bilancio annuale dello Stato, per risarcire gli ex proprietari di schiavi. Le donne haitiane e il loro popolo continuano a fronteggiare le minacce di intervento e le conseguenze del colonialismo, ma insegnano a tutte le donne di Abya Yala il valore della lotta antirazzista e contro ogni dominazione. Vi abbracciamo e chiediamo il rispetto della vostra autodeterminazione come popoli liberi.

Femministe contro colpi di stato e dittature

Ancora e ancora noi popoli soffriamo le offensive dei settori più concentrati del potere oligarchico, imperialista, coloniale, delle borghesie transnazionali e locali, che si organizzano per garantire i loro affari, i loro profitti, le loro proprietà, sulla base della sottomissione, il saccheggio, la distruzione della natura, dei beni comuni, delle comunità. Il XXI secolo è stato attraversato da colpi di stato e dall’imposizione, attraverso la frode elettorale o la manipolazione di infinite risorse materiali e simboliche, di governi dittatoriali e violenti, che cercano con la forza di annullare i diritti conquistati dai popoli. Ci chiediamo di quale democrazia parlano coloro che accettano che questa sia limitata alle elezioni, che saranno rispettate solo quando favoriranno il potere locale e transnazionale.

Le femministe di Abya Yala ripudiamo i tentativi di colpo di stato e il disconoscimento del risultato elettorale a Ixim Ulew, impropriamente chiamata Guatemala, la repressione della resistenza del suo popolo, e gridiamo con forza: “Nessun colpo di stato né colpi alle donne “. Esigiamo che si fermi la criminalizzazione dei popoli indigeni, che hanno resistito energicamente in difesa dei loro territori, della loro cultura e di un altro modo di vivere senza dominio.

In questo momento, l’Argentina sta vivendo l’arrivo al governo di un’alleanza composta dalle forze più reazionarie della società, direttamente legate ai genocida, e a tutte le forze repressive. Il governo Milei – Villarruel intende governare con decreti e leggi imposti attraverso il ricatto all’intera società, con l’appoggio del protocollo repressivo imposto da Bullrich, la stessa ministra della Sicurezza che durante il governo Macri si rese responsabile del delitto di Santiago Maldonado e Rafita Nahuel. Non abbiamo dubbi che non siamo di fronte ad un governo democratico, né nei suoi contenuti né nella sua metodologia. Si tratta di un governo dittatoriale che ha già minacciato di utilizzare tutte le risorse del potere per stabilire le sue politiche negazioniste, estrattiviste, patriarcali, razziste e antipopolari.

Come femministe di Abya Yala non riconosciamo le frontiere. Da ogni angolo del continente condanniamo la politica disastrosa e fascista di Milei, ed esprimiamo la nostra solidarietà alle donne, alle lesbiche, alle persone trans, allə  travestitə , allə  dissidenti sessuali, alle comunità indigene, nere, migranti, allə  lavoratorə  minacciatə  dalla disoccupazione e dall’assoluta precarietà del lavoro e della vita, ai contadini e alle contadine, a chi perde il diritto alla terra, alla casa, alle sementi, allo studio, alla cultura, allə  giovani, allə  bambinə , allə  studenti e allə  insegnanti, allə  ricercatorə , allə  artistə , allə  giornalistə , alla maggioranza della popolazione colpita dalle misure politiche, economiche, sociali e culturali che si vogliono imporre.

Rifiutiamo “l’inforestierimento” (vendita agli stranieri) delle terre e delle acque. Mentre viene negata la possibilità di continuare a studiare gratuitamente allə  giovani di Abya Yala nelle Università, si intende consegnare il litio a Elon Musk, l’acqua a Mekorot, il fuoco all’agroalimentare e all’estrattivismo immobiliare, l’aria a Starlink, i semi a Bioceres /Syngenta/Bayer/Monsanto.

Il governo Milei intende liquidare una volta per tutte le conquiste del movimento delle donne e dei dissidenti: il diritto all’aborto, a un’educazione sessuale integrale, la quota di lavoro trans travesti, la legge contro la violenza sulle donne e i dispositivi creati a sostegno. La chiusura del Ministero della Donna, del Genere e della Diversità, della linea 144, del INADI, e di altre aree provinciali e nazionali nate per difendere i diritti della popolazione, rientra in quella grande combo patriarcale e omolesbotransfobica che, oltre a lasciare senza lavoro donne e dissidenti,  implica la perdita dei diritti durante la maternità, colpendo contemporaneamente l’infanzia e la gioventù.

Non ha senso elencare tutti i diritti lesi, dato che sia la Legge DNU che la Legge Omnibus devono essere messe in discussione nel loro insieme, a causa del loro contenuto e della procedura assolutamente dispotica attraverso la quale cercano di imporli. Ma è importante sapere che ogni lettera di questi strumenti di controllo ci priva delle possibilità di una buona vita.

Per tutto questo, il 24 gennaio accompagneremo lo Sciopero Nazionale indetto dai centri sindacali e dai movimenti popolari, realizzando azioni davanti alle ambasciate argentine nei paesi del Abya Yala, incontri transfrontalieri tra femministe argentine e cilene, boliviane, paraguaiane e uruguaiane, ripudiando i controlli alle frontiere che il governo Milei sta effettuato per dividere i nostri popoli e impedire il traffico quotidiano tra di loro.

Questo 8 marzo, prossimo Sciopero Internazionale delle Donne, siamo  dispostə ad arrivare in Argentina da diversi angoli del pianeta, per gridare insieme “Se ne toccano una, risponderemo tutte”, e risponderemo tutte, tuttə, ad ogni tentativo di metterci a tacere, di reprimerci, di sottomettere i nostri diritti. Il 24 marzo risuonerà fortissimo il “Mai più”. Diremo, come sta gridando il popolo argentino nei cacerolazos: “Milei, spazzatura, tu sei la dittatura” e “Andatevene  tutti!” Questo è il nostro impegno. La Resistenza del popolo argentino deve sconfiggere il governo Milei, e questo non lo si fa muovendo fili dall’alto, ma con la mobilitazione, con la memoria, dal basso e a sinistra.

Le femministe di Abya Yala non crediamo a posizioni che invitano ad abbassare la voce, ad aspettare tempi migliori, o che tra 4 anni ci saranno elezioni migliori. Al fascismo non si può permettere di governare, è memoria ancestrale. Saremo nelle strade e nei territori, come abbiamo sempre fatto, nelle mense dei poveri, nelle cucine comunitarie, negli orti agroecologici, nei progetti di agricoltura familiare e di economia popolare, garantendo cibo, salute, vita. Le Madri di Plaza de Mayo ci hanno insegnato che l’unica battaglia persa è quella abbandonata.

Da tutti i territori reinventeremo in modo creativo la resistenza. Con fantasia, con la memoria delle antenate che ci porta insegnamenti ci sostiene e ci dà coraggio. Con l’esempio di tutte le compagne che hanno dato la vita per cambiare la realtà. Da Abya Yala alla Palestina e al Kurdistan: difendiamo la vita, la pace, la libertà, la giustizia, la solidarietà, la memoria. Facciamo rivoluzioni e siamo la storia che non si rassegna, non si riconcilia, che continua a lasciare tracce, fino alla vittoria quotidiana, sempre.

Da Abya Yala alla Palestina e al Kurdistan, nessun genocidio o colpo di stato MAI PIÙ!

LE FEMMINISTE DI ABYA YALA

Gennaio 2024