DOMANI, 19 GIUGNO, PRIMA DATA – I 13 colori della RESISTENZA, storie di DONNE dall’HONDURAS

Presentazione della versione italiana del libro “13 colores de la RESISTENCIA Hondureña” con la presenza dell’autrice, Melissa Cardoza e di Karla Lara, cantautrice.

Femministe ed artiviste, mettono in scena alcuni racconti del libro e con parole e canzoni ci raccontano l’Honduras che resiste dai giorni del colpo di stato del 2009. Lo spettacolo è dedicato all’amica attivista e coordinatrice del COPINH, Berta Cáceres, assassinata nel 2016.

In varie città italiane, ospitate da diverse realtà locali, Melissa e Karla saranno con noi dal 19 al 06 luglio. Nella pagina del Collettivo Italia Centro America, che ha organizzato la gira, e nell‘evento di facebook troverete le date e i dettagli delle iniziative (alcune ancora da confermare).

 

Qui  la copertina e la presentazione di Luca Martinelli della versione italiana del libro di Melissa:

 

Sono tre le date che segnano la storia recente dell’Honduras, quelle che deve tenere a mente chi legge questo libro di Melissa Cardoza. La prima è il 28 giugno 2009. Quel giorno, un colpo di Stato rovesciò il presidente Manuel “Mel” Zelaya, costretto a fuggire all’estero. Zelaya, liberale e leader del Partido Liberal, aveva governato il Paese dopo le elezioni del 2005, ma nell’ultimo periodo del suo mandato aveva manifestato la volontà di avvicinarsi a posizioni più progressiste, e anti-americane, a partire dall’adesione all’Alianza bolivariana para América Latina y el Caribe, l’ALBA, il progetto alternativo all’Área de Libre Comercio de las Américas (ALCA) promossa dagli Stati Uniti d’America.

Anche se nel novembre del 2009 si tennero le elezioni generali, che elessero alla presidenza della Repubblica Porfirio “Pepe” Lobo, che era stato sconfitto da Zeleya nel 2005, scrivendo di Honduras non è corretto usare l’espressione “dopo il colpo di Stato”, o “passato il colpo di Stato”. Quel golpe è ancora l’essenza del Paese, ne segna la storia. Non è mai finito.

La dimostrazione più evidente è nella repressione e nella criminalizzazione di ogni forma di protesta, e nell’assenza di ogni forma di tutela dei diritti umani per chi lavora all’interno delle organizzazioni e dei movimenti indigeni e contadine, che sono i partner grazie ai queli il Collettivo Italia Centro America (CICA) legge le dinamiche del Paese. Nel 2017, l’organizzazione Global Witness ha definito l’Honduras “the deadliest country in the world for environmental activism”, il Paese più a rischio per gli attivisti ambientali. Dal 2010 erano stati censiti almeno 120 omicidi.

L’evento che ha avuto la maggiore eco mediatica è senz’altro l’omicidio di Berta Cacéres, fondatrice del COPINH, indigena lenca uccisa nella sua casa a La Esperanza, nel dipartimento di Intibucá, la notte tra il 2 e il 3 marzo 2016. È la seconda data fondamentale per la storia recente del Paese. Per la propria capacità di analisi e di leadership, per il suo amore profondo per il popolo honduregno, Berta era l’attivista più conosciuta e riconosciuta al mondo, e meno di un anno prima aveva ricevuto – emozionatissima – a San Francisco il Goldman Prize, il Nobel alternativo per l’ambiente.
Nel discorso con cui ritirava il premio, per avere guidato la lotta del COPINH contro la costruzione di un impianto idroelettrico sul Rio Gualquarque, Berta aveva però ribadito alla platea e al mondo intero, che lei non era solo una ambientalista, denunciando la società honduregna, profondamente razzista e machista. Temi che sono al centro dei racconti di Melissa Cardoza, autrice e attivista che era in profonda sintonia con Berta.

La terza data, la più recente, è il 26 novembre 2017. Quel giorno si è tornati a votare, per la terza volta dal giugno 2009, e per la prima volta a un presidente della Repubblica in carica è stato assegnato un secondo mandato. Perché questo fosse possibile, Juan Orlando Hernandez (JOH), del Partido Nacional, ha fatto in modo che venisse modificata la Costituzione.  Nei primi due mesi dopo questo secondo golpe istituzionale ci sono stati almeno 33 morti nel Paese, nel corso di manifestazioni represse nel sangue dal governo, che ha inviato contro i manifestanti anche elementi dell’esercito e delle forze speciali.
L’azione di JOH, che era in carica anche al momento dell’omicidio di Berta Cacéres, e non ha fatto niente per arrivare a colpire i mandanti del crimine, ha continuato a colpire in particolare gli attivisti per i diritti umani e dell’ambiente, con arresti selettivi. Mentre andiamo in stampa, in Honduras una dozzina di leader sono in carcere di massima sicurezza, accusati di terrorismo e di aver attentato alla sicurezza nazionale. Una decina, scarcerati nei primi giorni di maggio, restano comunque sottoposti a forme di limitazione della libertà personale.

Una vera tragedia, resa ancora più impressionante dal fatto che a quasi nove anni dal primo colpo di Stato questo dramma quotidiano che vive l’Honduras è quasi normale. E non fa notizia.

21 maggio 2018.

Luca Martinelli, giornalista, Collettivo Italia Centro America