Fulvio Grimaldi su Berta Càceres

 

Il 10 marzo, a Roma, in Piazza SS Apostoli, un gruppo di persone ha commemorato una grande combattente, caduta assassinata dai sicari delle multinazionali e dal regime installatosi dopo il colpo di Stato dei militari organizzato dagli Usa nel 2009, per rimuovere un presidente, Manuel Zelaya, che aveva tentato di sottrarre Honduras al controllo imperialista e alle grinfie dei saccheggiatori nazionali ed esteri dell’ambiente e delle comunità indigene e popolari. Berta Caceres, un’indigena Lenca, femminista, rivoluzionaria, fondatrice e coordinatrice del COPINH, organizzazione di indigeni e masse popolari contro il capitalismo, il razzismo e l’imperialismo, dal momento del golpe ha guidato la resistenza di popolo contro i golpisti e contro i loro successori narcotrafficanti che hanno svenduto il paese agli interessi nordamericani e, con una repressione sanguinaria, hanno fatto dell’Honduras il paese dove si muore ammazzati di più nel mondo. Berta è stata uccisa a casa sua, a La Esperanza, in terra Lenca. nella notte tra il 3 il 4 marzo 2016. A ricordarla non c’era, nonostante l’ampia diffusione data all’evento e l’enorme importanza politica che la tragedia honduregna riveste per l’America Latina e il mondo, l’ombra del movimento pacifista, anti-guerra, antimperialista. Nè sindacati, nè Arci, nè Don Ciotti, nè altri preti, nè nonviolenti, nè donne in nero, nè Tavola della Pace. Non ne abbiamo sentito la mancanza. In America Latina, nel Sud del Mondo, tra le persone coscienti, milioni hanno ricevuto da Berta coraggio e fiducia e le hanno tributato la loro riconoscenza. La maggioranza dei partecipanti veniva dalle file NO TRIV, NO TAV, NO NATO