ALL’INTERNO DEL COMPLOTTO PER ASSASSINARE BERTA CÁCERES

THE INTERCEPT INSIDE THE PLOT TO MURDER HONDURAN ACTIVIST BERTA CÁCERES

ESPAÑOL  –  PORTUGUÉS

Danielle Mackey, Chiara Eisner   –   21 dicembre 2019

Sono già trascorsi più di tre anni da quando Berta Cáceres fu assassinata nella sua casa in Honduras. Caceres era un’attivista di 44 anni, madre e celebrità mondiale. Nel 2015 aveva ricevuto il Premio Ambientale Goldman per aver condotto una campagna di base per evitare che un’impresa privata di energia, chiamata Sviluppi Energetici Società Anonima, costruisse una diga idroelettrica in territorio indigeno. Intorno alla mezzanotte del 2 marzo 2016, dei sicari entrarono in casa sua, le spararono e fuggirono. Lei morì dopo alcuni minuti tra le braccia di un amico.

Durante la fase preparatoria del processo agli assassini, il Pubblico Ministero dell’Honduras estrasse migliaia di registrazioni di chiamate private, messaggi di testo (SMS) e messaggi WhatsApp dai loro telefoni. Le registrazioni delle chiamate furono analizzate da un esperto indipendente, e dimostrano che gli assassini mantennero la comunicazione attraverso una catena suddivisa in compartimenti, che arrivava fino ai più alti ranghi del direttivo dell’impresa, la cui diga Berta stava contrastando. Quei messaggi, analizzati qui nel seguito, forniscono una sorprendente illustrazione del complotto per l’assassinio di Caceres.

Il direttore finanziario Daniel Atala Midence parlava frequentemente col presidente dell’impresa, Roberto David Castillo Mejía. Castillo comunicava quindi con l’ex capo della sicurezza di DESA, il quale coordinava le mosse col capo dei sicari. Mantenere gli assassini lontani dai leader dell’impresa, senza contatto diretto, non è una casualità: tutti i dirigenti di più alto rango sono membri della potente famiglia honduregna Atala Zablah, la quale ha legami col governo e l’industria finanziaria internazionale.

I dirigenti si erano arrabbiati quando le proteste capeggiate da Caceres avevano interrotto il loro investimento, così hanno affermato i giudici della Corte Suprema di Giustizia dell’Honduras emettendo il verdetto del processo. I dirigenti cominciarono quindi a far sorvegliare Caceres e pagarono degli informatori, affinché s’infiltrassero nell’organizzazione da lei diretta. In seguito, ha concluso la corte senza menzionare il nome dei sospetti, i dirigenti di DESA intrapresero azioni per “pianificare la morte della signora Caceres”. La corte ha dichiarato, nuovamente senza segnalarne i nomi, che il piano fu realizzato “con la conoscenza ed il consenso” dei dirigenti di DESA.

Prima e dopo l’assassinio di Caceres, in un gruppo di chat dell’impresa chiamato “Sicurezza PHAZ” (PHAZ significa Progetto Idroelettrico Acqua Zarca), i leader dell’impresa parlarono di utilizzare i loro agganci per realizzare un traffico di influenze con le autorità nazionali, la polizia, l’esercito ed i mezzi di comunicazione. Altre centinaia di messaggi, pubblicati dagli avvocati di DESA, indicano che il presidente dell’impresa, il Sig. Castillo, mantenne parallelamente un contatto regolare con Caceres prima del suo assassinio.  Benché siano documenti dell’archivio pubblico, molte delle chat di gruppo e messaggi privati non sono stati mai pubblicati.

Nessuno dei capi del complotto per l’assassinio ha pagato per il suo coinvolgimento. Solo un gruppo di sette sicari, compresi due ex dipendenti di DESA, sono stati condannati nel novembre 2018. Il 2 dicembre 2019 i sette sicari hanno ricevuto condanne fra i 30 e i 50 anni di carcere.

Castillo fu arrestato il 2 marzo 2018 per presunta pianificazione dell’assassinio, ma il Pubblico Ministero ha rimandato ripetutamente la sua udienza preliminare. Il rinvio più recente è stato il 10 ottobre 2019. Nel frattempo, nessun membro della giunta direttiva di DESA, né della famiglia Atala Zablah è stato accusato di alcun delitto oppure obbligato a rilasciare dichiarazioni giurate.

Il fiume Gualcarque, che scorre sotto la diga di Agua Zarca. Foto: Giles Clarke/Getty Images

Duplicità Precoce 

Il gruppo “Sicurezza PHAZ” includeva Castillo, Atala Midence e i membri della giunta direttiva José Eduardo Atala Zablah e Pedro Atala Zablah. Il numero di telefono di Jacobo Nicolás Atala Zablah, il patriarca della famiglia e membro della giunta direttiva, non si trovava nel gruppo, ma il suo nome era richiamato nei messaggi quando si dovevano prendere decisioni di affari e coordinare con alleati di alto livello.

I quattro uomini Atala Zablah potrebbero perdere una gran quantità di denaro se non si costruisce la diga fomentata dall’impresa. Come direttore finanziario, Atala Midence aveva dedicato la sua carriera ad Agua Zarca e José Eduardo, Pedro e Jacobo Nicolás erano gli azionisti principali di Las Jacarandas, impresa che possedeva la maggioranza delle azioni di DESA. Inoltre, José Eduardo aveva fatto parte della giunta direttiva della Banca Centroamericana di Integrazione Economica, la banca che prestò a DESA 24.4 milioni di dollari per costruire Agua Zarca.

Man mano che la frustrazione cresceva nelle chat, il denaro che l’impresa era disposta ad investire per fermare Caceres aumentava.

Il 15 Luglio 2013 l’organizzazione fondata da Caceres, il Consiglio Civico di Organizzazioni Popolari ed Indigene dell’Honduras (COPINH) organizzò una protesta nel luogo dove si trova la diga idroelettrica. Giacché DESA non aveva ottenuto il consenso previo della comunità indigena locale Lenca nel cui territorio ancestrale si stava costruendo la diga di sbarramento, molti membri della comunità ritenevano che DESA non avesse il diritto di stare lì.

La manifestazione diventò rapidamente violenta. DESA aveva chiesto all’esercito honduregno di proteggere il luogo dai manifestanti. Uno dei soldati piazzato sul posto usò la sua arma per sparare ad un membro del COPINH chiamato Tomás García.

Quel giorno Atala Midence inviò un messaggio a Castillo.

“I militari hanno ammazzato un indio”, riportò Castillo utilizzando in maniera dispregiativa la parola indio per riferirsi ad un uomo di ascendenza indigena. “Un altro morto, sembra.”

La morte di García causò un’emergenza nelle relazioni pubbliche di DESA, ma Castillo aveva pronta una soluzione. “Paga il reporter di HCH”, rispose immediatamente, riferendosi ad un canale informativo chiamato HCH Televisione Digitale.

“Mille lempiras per la settimana scorsa […] E adesso possiamo darne altre mille”. L’importo totale equivaleva all’incirca a 100 dollari.

Quando HCH il giorno dopo pubblicò la storia della protesta, la trasmissione della notizia sembrava essere montata a favore di DESA. Si menzionò la morte di García, ma il presentatore del notiziario HCH assunse il punto di vista di DESA, enfatizzando che anche i manifestanti del COPINH avevano le mani macchiate di sangue: avevano ammazzato il figlio di qualcuno che lavorava per la diga. Benché le registrazioni dimostrino che ci fu un morto quel giorno nella comunità, non c’è evidenza che dimostri che i membri del COPINH ne furono i responsabili, al contrario, non hanno avuto a che vedere col fatto. Nel frattempo, il membro dell’esercito che sparò a García è stato identificato ed accusato.

Per concludere la notizia, trasmessa col titolo “Assassinate due persone nello scontro per opporsi a una diga”, il presentatore rimarcò come i membri del COPINH non avrebbero dovuto entrare in una proprietà privata custodita dall’esercito. L’esercito stava garantendo sicurezza all’impresa privata che lavora alla diga idroelettrica, segnalò il presentatore. HCH Televisione Digitale non rispose alla richiesta di commenti sul servizio trasmesso.

Mentre Castillo stava programmando le tangenti per controllare la narrativa dei mezzi di comunicazione, manteneva una comunicazione amichevole con Caceres. La relazione era strategica, secondo quanto dimostrano i messaggi.

“Devi parlare a Berta Caceres, che smetta di fare cazzate oggi” scrisse un numero non identificato a Castillo il giorno dopo la morte di García. “Adesso si stanno preparando per andare un’altra volta ad accamparsi” aggiunse il numero sconosciuto.

Quattro giorni dopo Atala Midence si lamentò di Caceres e di altri due leader del COPINH. “Ho speso molti soldi e capitale politico perché siano emessi quei 3 ordini di cattura”, scrisse.

Nel giro di giorni, i tre furono accusati di occupazione illegale di terre e danni a DESA. In seguito una Corte d’Appello annullò la sentenza e respinse le accuse.

Castillo continuò a lavorare arduamente per costruire un’amicizia con Caceres. Giorni dopo averle inviato gli auguri di Natale nel 2014, Castillo le scrisse nuovamente per augurarle un felice anno nuovo. Colse questa occasione per ottenere informazioni sulle attività ed ubicazione di Caceres.

Castillo le inviò un messaggio di testo commentando che aveva sentito che lei era stata molto attiva nell’area vicino al luogo di costruzione dell’impresa.

“Quando è venuto? … E chi glielo dice”? rispose Caceres con diffidenza. Ma pochi secondi dopo, gli offrì in ogni modo l’informazione: “Io nell’Eza. E domani in Teg” scrisse, abbreviando il nome della città dove viveva, La Esperanza, e la capitale dell’Honduras, Tegucigalpa.

Questa foto scattata il 17 settembre 2018 mostra Sergio Rodríguez (D) insieme ad altri sei accusati dell’assassinio dell’attivista ambientalista di origine indigena Berta Cáceres, dopo che il Tribunale sospese il processo in seguito alla presentazione di un ricorso in cassazione contro la sede di Tegucigalpa. Foto: Orlando Sierra/AFP/Getty Images

Può essere che succeda in questi momenti

Nell’aprile del 2015, Caceres si recò a San Francisco e Washington D.C. per ricevere il prestigioso Premio Ambientale Goldman per il suo lavoro come attivista in Honduras. “Le nostre coscienze saranno scosse per il fatto di stare solamente a contemplare l’autodistruzione basata sulla depredazione capitalista, razzista e patriarcale”, espresse nel suo discorso di ricevimento del premio. “La Madre Terra militarizzata, accerchiata, avvelenata, dove si violano sistematicamente i diritti elementari, ci impone di agire.”

Anche DESA stava pianificando qualcosa per quell’anno. Almeno dal marzo 2015, Douglas Bustillo, capo di sicurezza di DESA e tenente ritirato dell’esercito honduregno, era stato in contatto con un capo dell’intelligence dell’esercito, Mariano Díaz. Ambedue sono stati condannati, tre anni dopo, per aver aiutato a coordinare l’assassinio di Caceres.

Il 31 luglio Bustillo lasciò l’impresa, ma dall’analisi delle registrazioni delle telefonate risulta che continuò a comunicare frequentemente con Castillo, che a sua volta comunicava col direttore finanziario Daniel Atala Midence.

In settembre, per la prima volta, Bustillo telefonò direttamente ad un sicario di nome Henry Hernández. Costui era stato un cecchino delle forze speciali sotto il comando di Díaz.

Nel frattempo, la comunicazione tra Castillo e Caceres si manteneva attiva. A metà del mese Castillo informò Caceres che sarebbe andato in ferie e che gli sarebbe piaciuto parlare con lei al ritorno. Il 28 settembre i suoi messaggi presero un taglio più personale. Espresse la sua compartecipazione per i problemi di salute di un famigliare di Caceres e le disse che poteva contare sul suo appoggio.

Caceres sembrò rimanere sconcertata per il contenuto dei messaggi. “Non so perché si disturba con le mie questioni” gli rispose. Castillo le assicurò che l’apprezzava e la considerava un’amica. “Ho speranza che un giorno troviamo un punto di mezzo, sul quale faremo convergere i nostri ideali per sempre, uscendone entrambe con una soluzione da cui ambedue trarremo vantaggio”, rispose a Caceres.

Tuttavia, una settimana dopo, nel gruppo chat di DESA, Castillo stava cospirando contro Caceres e il COPINH. “Credo si debbano intraprendere azioni legali e portarli in Procura” disse, suggerendo di processarli con l’aiuto della polizia nazionale.

In quel periodo, le tensioni via chat erano aumentate in maniera tangibile. DESA aveva spostato la costruzione sull’altro lato del fiume, in un territorio meno in disputa, nel tentativo di riappacificare i manifestanti, ma non funzionò.

Quando uno straniero apparve in molteplici eventi del COPINH, la chat mostra che DESA passò mesi a indagare sulla sua identità, cittadinanza spagnola e account Facebook. Pianificarono che la polizia individuasse il suo numero di passaporto per poter informare il governo spagnolo. “È vitale per informare l’Ambasciatore”, disse l’ingegnere capo di DESA, José Manuel Pages, pure lui cittadino spagnolo. Secondo i messaggi, sembra che Pages, che non è stato accusato in relazione all’assassinio, fu inviato da Castillo in un veicolo dell’impresa a riunirsi col dignitario.

Non fu l’unica volta che l’impresa s’intrufolò nella scena diplomatica. La chat rivela che anche DESA si infiltrò in una visita di alto livello delle Nazioni Unite alla sede del COPINH. L’infiltrato si fece passare per un residente locale, fotografò le persone presenti e registrò quello che si discusse.

L’11 ottobre, il membro della giunta direttiva di DESA Pedro Atala Zablah scrisse nel gruppo: “O loro o noi”. Aggiunse: “Inviamo messaggio. Che niente sarà facile per quei figli di puttana”. Jorge Ávila, che aveva preso il posto di Bustillo come capo della sicurezza di DESA, rispose chiedendo a Atala Zablah che rendesse concreta la protezione poliziesca della diga.

Questa era una manovra comune. La chat del gruppo è piena di momenti in cui i dirigenti di DESA discutono il reclutamento delle forze di sicurezza statali honduregne e di funzionari del governo. In certe occasioni furono i membri della famiglia Atala Zablah – Daniel e Pedro – ad inoltrare le richieste. Il 13 ottobre Pedro suggerì che DESA avrebbe potuto motivare gli agenti di polizia “con qualcos’altro oltre al cibo”. La compagnia già forniva vitto e alloggio ai poliziotti che facevano la guardia alla diga così come lo avrebbero fatto con la sicurezza privata.

Il giorno dopo che questi messaggi di testo furono inviati, Castillo informò il gruppo a proposito di alcune notizie su Caceres: presto sarebbe andata in Sudamerica, ed era il momento opportuno per sobillare l’opposizione locale al COPINH. Il direttore dell’area sociale ed ambientale di DESA, Sergio Rodríguez, aveva osservato che il movimento capeggiato dal COPINH era più debole quando Caceres e altri leader non erano presenti. “A partire da questo fatto, contro di loro dobbiamo avviare delle azioni”, espose al gruppo.

Documento: Honduras Supreme Court

 

 

 Il 22 novembre Castillo ricevette un messaggio da Bustillo, che già da quattro mesi non stava lavorando per DESA. “Buongiorno Sig. Castillo. Completi il 50 % “, si leggeva nel messaggio criptico.

Castillo rispose chiedendo a Bustillo una riunione per quello stesso pomeriggio, presso il ristorante Chili’s, che si trova in un quartiere bene di Tegucigalpa. Suggerì due ore distinte per la riunione, e quando Bustillo gli chiese di definire l’ora, Castillo lo ammonì: “Bustillo, si dia da fare. Non si tratta di una festa.” Bustillo replicò: “E tenga tutto pronto, perché può essere che succeda in questi momenti.”

Gli uomini non specificarono quello che avrebbero discusso. Ma l’analisi delle registrazioni delle chiamate preparata per il processo dimostra che, a quel punto, l’impresa aveva già montato una rete di comunicazione suddivisa in compartimenti, frutto probabilmente “dell’alta specializzazione del personale militare che fa parte di questa struttura”.

Grafico: The Intercept;   Foto: Getty Images

 La struttura di comunicazione era composta da due sottoreti. Da un lato la “rete esecutiva”, che includeva Castillo e Atala Midence e, dall’altro lato, la “rete operativa” che comprendeva i sicari. Le due reti erano interconnesse attraverso Douglas Bustillo.

L’analisi delle registrazioni delle telefonate espone che “La suddivisione in compartimenti è una tattica stabilita dall’intelligence militare per evitare infiltrazioni e non compromettere l’insieme delle informazioni e la struttura stessa” e che questa tattica si usa per “l’occultamento proattivo di tutto il ciclo criminale […] la conoscenza e adozione delle decisioni viene riservata solo al massimo livello direttivo.”

Tuttavia, la comunicazione tra Castillo e Caceres continuò, e i due conclusero l’anno 2015 esattamente come l’anno precedente. La notte del 25 dicembre ebbero un gentile scambio di parole.

“Stimata Berta”, scrisse Castillo a Caceres “Spero che questo Natale sia pieno di benedizioni per lei e la sua famiglia. Le auguro come sempre soltanto il meglio.”

“Un grano nel deretano della signora” 

Il 10 gennaio 2016, Castillo era tornato ad agitare la chat di DESA.

“Non possiamo abbassare la guardia. Ma è in questa settimana che dobbiamo vincere il COPINH. Lo sforzo di questi giorni ci darà frutti e renderà il nostro lavoro più facile per tutto l’anno 2016″, scrisse Castillo nella chat. Quindi girò al gruppo un messaggio che aveva inviato ad un commissario di polizia locale, che Castillo sembrava considerare come alleato.

“La ringraziamo per l’appoggio che ci ha dato ieri; la gente del COPINH ha visto la presenza della Polizia Nazionale […] ed ha avuto paura di attraversare il fiume”, si leggeva nel messaggio. “Spero di poter contare sul suo appoggio oggi e per il resto dei giorni, finché si ritiri l’agitatore, che è quando la minaccia finirà.”

Quando due nuove persone straniere dei Paesi Bassi cominciarono a presentarsi alle proteste del COPINH, DESA investigò anche su di loro, secondo quanto rivelano le chat di fine gennaio. “Per favore scattate foto”, scrisse il consulente delle Pubbliche Relazioni dell’impresa, Roque Galo. Suggerì che usassero la macchina fotografica l’impresa con lo zoom migliore. Galo non è stato accusato di alcun reato relazionato con l’assassinio di Caceres.

Due giorni dopo, mediante messaggi privati, Díaz e Hernández discussero su un altro tipo di tecnologia: un’arma prestata. “Non voglio che tu vada in giro di qua e di là con sta roba”, disse Díaz a Hernández. “È pericoloso, ti carichi di responsabilità.”

Il 2 febbraio Hernández, che si rivolgeva a Díaz dandogli del “signore”, presentò una strategia per proteggere Díaz da qualunque accusa: “Agirò io attraverso altre mani, signore, dato che lei deve restare pulito, affinché tutto proceda bene nella sua carriera”, scrisse. Chiese a Díaz di prestargli denaro sufficiente per assumere altri due uomini perché i tre potessero “lavorare”. E chiarì: “Lei sa già su che cosa”.

Non nominarono le persone assunte per “lavorare”, ma si riferirono a loro come “amici”. E nemmeno menzionarono il nome della futura vittima.

Documento: Honduras Supreme Court

 

 

 

 Il 5 febbraio Bustillo utilizzò il suo telefono per scaricare tre fotografie di Berta Cáceres. Tra esse si trovava un’immagine che in seguito sarebbe divenuta virale. Caceres è circondata dalla sponda verde del fiume per la cui protezione aveva operato, ha la bocca aperta come se stesse parlando e la mano destra alzata.

Quello stesso giorno i sicari si scambiarono molti messaggi e telefonate, secondo l’analisi delle chiamate prodotta per il processo. L’analisi dimostra anche che il telefono cellulare di Hernández fu individuato dalle antenne dei tralicci di telefonia mobile che si trovano vicino alla casa di Caceres.

Le conversazioni suggeriscono che Hernández ed un secondo sicario sconosciuto cercarono di ammazzare Caceres quel giorno, ma annullarono la missione perché c’erano troppe persone vicino alla sua casa. Salirono su autobus pubblici e abbandonarono la zona.

“Missione fallita oggi”, scrisse Bustillo a Castillo. “Ieri non si è potuto. Aspetterò ciò che lei ha detto, non ho più logistica, sono a zero.”

Più tardi quello stesso giorno, Bustillo chiese a Castillo più soldi per pagare un secondo tentativo. “Capo”, gli disse, “Ho bisogno di ciò che lei preventiverà, per il lavoro”. Tre settimane dopo, Bustillo rinnovò il sollecito. Castillo rispose che lui stesso non sarebbe stato pagato fino al giorno dopo.

Nel frattempo, i membri del gruppo chat continuavano a denigrare Caceres. Il 20 febbraio un consulente di Pubbliche Relazioni non identificato assunto da DESA, il quale non ha ricevuto accuse relazionate al caso, si rallegrò di avere complicato i piani di protesta del COPINH: “Che bello, che siamo un grano nel deretano della signora.”

L’ingegnere capo, Pages, rispose che dovevano pubblicare foto della casa e dell’automobile di Caceres, e rendere pubblico il fatto che Caceres aveva figli che studiavano all’estero, per metterle contro gli attivisti. Informò il gruppo che l’impresa poteva contare su 45 poliziotti e membri di un gruppo di forze speciali, addestrate dagli Stati Uniti e conosciute come le TIGRI, per proteggere durante le proteste il luogo in cui si trova la diga.

In una conversazione sulla copertura mediatica dell’evento, Castillo scrisse: “Invece di chiedere ad un giornalista che non pubblichi un pezzo, credo sia meglio gli si diano istruzioni su cosa dovrebbe includere il suo articolo, e quale messaggio deve passare.”

In meno di un mese, Berta Cáceres sarebbe morta.

Un assassinio plasmato nei messaggi 

Il 2 marzo 2016, i sicari decisero di tentare di nuovo. L’analisi delle registrazioni delle chiamate preparata per il processo, ha dimostrato che i loro telefoni erano connessi all’antenna di telefonia mobile vicino alla casa di Caceres.

Documento: Honduras Supreme Court

 Alle 23:25 Caceres inviò il suo ultimo messaggio WhatsApp. “Bene, ovunque tu sia, ti auguro di stare bene. Davvero”, scrisse ad una persona amica ad un numero non identificato. “Procedi con attenzione per favore. Sì? Baci.”  Nello stesso tempo, i sicari e Bustillo si scambiarono un’ondata di messaggi e chiamate.

Quattordici minuti più tardi, alle 23:39, Gustavo Castro, un visitatore ambientalista messicano che Caceres stava ospitando a casa sua quella notte, chiamò disperatamente dal telefono di Caceres e senza ottenere risposta, le persone più vicine a lei.

Documento: Honduras Supreme Court

Alle 00:09 inviò un messaggio di testo ad un familiare di Caceres: “Aiuto.”  “Sono Gustavo hanno appena ammazzato Berta sono ferito.”

Continuò a inviare messaggi angosciati, ripeteva gli stessi dettagli ogni volta senza ottenere risposta:

“Aiuto”. “Sono Gustavo hanno appena ammazzato Berta”. “Sono solo a casa sua e nessuno sa.”

“Per favore avvisa Copinh”. “Qualche vicino o qualcuno conosciuto a La Esperanza.”

Alle 5:37 la chat di DESA si attivò.

Sergio Rodríguez fu il primo ad inviare un frammento estratto da una notizia sulla morte di Caceres. Dodici minuti dopo, anche Castillo scrisse al gruppo: “Per noi, ciò che ci sta arrivando dinanzi è una crisi che dobbiamo anticipare.”  

Familiari e amici pongono fiori sulla tomba dell’ecologista indigena Berta Cáceres a La Esperanza, Honduras, il 3 marzo 2018. Foto: Orlando Sierra/AFP/Getty Images

Una stagnazione burocratica 

Dopo l’assassinio di Caceres, quando l’ira pubblica esplose contro l’impresa, le chat rivelano che i dirigenti di DESA si affrettarono a cercare l’aiuto dei loro potenti alleati.

Il 7 marzo 2016, il Ministro di Sicurezza dell’Honduras, Julián Pacheco Tinoco, assicurò a Pedro Atala Zablah che la morte di Caceres sarebbe stata classificata come “delitto passionale.”

Quando moltitudini di manifestanti cominciarono a riunirsi nel luogo dove si trova la diga, Pages chiese a Atala Midence che parlasse con un infame commissario di polizia chiamato Héctor Iván Mejía per chiedere che più poliziotti venissero ad affrontare i manifestanti. Atala disse a Pages che aveva già parlato con lui e con Pacheco Tinoco.

Il 1° aprile, quando il governo honduregno annunciò che avrebbe avviato un’indagine sull’assassinio, un consulente di Pubbliche Relazioni non identificato cercò di rincuorare gli animi nella chat di DESA. “Pubblico Ministero che finora è un Alleato e non un nemico”, scrisse. “Bisogna pensare strategicamente: ciò che è possibile, più affidabile e più corretto è che il Pubblico Ministero abbia detto questo per far tacere e fermare le segnalazioni del Copinh.”

Consigliò che era meglio che DESA mantenesse il silenzio sull’assassinio, perché se l’impresa avesse criticato apertamente l’operato del Pubblico Ministero, “l’unica cosa che otterremmo è che il Copinh metta ancora più in dubbio il procedimento d’indagine delle autorità honduregne e che aumenti considerevolmente le segnalazioni contro di noi”. ‘

Più avanti in quello stesso mese, il capo della sicurezza di DESA, Avila, avvisò il gruppo che le sue fonti di intelligence militare l’avevano informato sui piani del COPINH di realizzare un’altra protesta. Pages suggerì che lavorassero con la polizia per intimidire i manifestanti, registrando i loro nomi e numeri di targa dei veicoli. Poco dopo Rodríguez disse che aveva incaricato gli infiltrati dell’impresa nel COPINH di diffondere dicerie per dividere e debilitare l’organizzazione.

Tra le informazioni che i pubblici ministeri estrassero dal telefono di Rodríguez, si trova un archivio con data 3 marzo: una fotografia di Caceres stesa al suolo, un braccio sporgente con una strana angolazione e l’altro coperto in una pozza di sangue. La bocca è aperta e i capelli arruffati sulla testa.

Ora Rodríguez si trova in prigione, insieme agli altri sei condannati per aver compiuto l’assassinio di Caceres: Bustillo, Díaz, Hernández ed altri tre sicari chiamati Edilson Duarte Meza, Elvin Ràpalo e Óscar Torres. Dopo l’emissione delle condanne il 2 dicembre, il congressista della Georgia Hank Johnson, insieme ai rappresentanti Jan Schakowsky e Mark Pocan, emise un comunicato esprimendo che le sentenze rappresentavano il “primo e piccolo passo” verso la giustizia. “La vera giustizia include il giudizio e la punizione di tutti i responsabili del suo assassinio, compresi i dirigenti dell’impresa DESA che costruisce la diga, che sono stati gli autori intellettuali e finanziari del complotto” scrissero i congressisti statunitensi.

In risposta ad una richiesta di commento, Nelson Domínguez, avvocato di Daniel, Pedro e José Eduardo Atala Zablah, dichiarò che gli uomini “Negano Completamente qualsiasi partecipazione a questo deplorevole crimine” e che “credono fermamente nell’innocenza dei signori David Castillo e Sergio Rodríguez.”

Il numero di telefono e la posta elettronica di DESA sono fuori servizio. Robert Amsterdam, il quale ha dichiarato che il suo studio legale Amsterdam and Partners LLP aveva rappresentato DESA fino ad alcuni mesi fa, ma che non ha ormai più un contratto con la suddetta impresa, ha sostenuto che i suoi ex clienti non erano coinvolti nell’assassinio di Caceres. “Erano giovani idealisti, che volevano porre fine alla dipendenza dell’Honduras dal gas e stavano puntando su un’opzione sostenibile”, ha dichiarato a The Intercept. “Hanno messo dietro le sbarre una persona completamente innocente, e mi riferisco a Castillo”.

Amsterdam espose la difesa dell’impresa in un libro bianco edito nel 2018, intitolato “Una guerra contro lo sviluppo: la campagna di disinformazione del COPINH intorno al caso di Berta Cáceres”. Il libro bianco suggerisce che i documenti sui telefoni cellulari presentati alla corte potrebbero essere “incompleti o alterati.”

Domínguez ribadì questa dichiarazione. Scrisse che la famiglia Atala Zablah aveva inoltrato una denuncia al Pubblico Ministero per “manipolazione delle prove” e “gravi violazioni al Doveroso Processo.”

Yuri Mora, portavoce del Pubblico Ministero honduregno, rispose: “Quelli sono argomenti e strategie della difesa, il Pubblico Ministero è sicuro delle sue accuse e di tutte le prove.”

I signori Galo, Pages, Mejía e Pacheco Tinoco non risposero alle richieste di rilasciare commenti.

Il destino di Castillo continua a non essere chiaro. Se il suo giudizio ritarda troppo, può darsi che torni in libertà, per via di una legge honduregna che proibisce la detenzione per oltre due anni di persone che non siano state condannate. Nel frattempo, un fascicolo investigativo pubblicato nell’agosto 2019 dal gruppo dei diritti umani School of the Américas Watch, svelò una presunta attività criminale abituale che Castillo svolse a nome di almeno sei gruppi di imprese honduregne con le quali fu colluso, compresa DESA, ed anche possibili legami con un importante cartello della droga. Quello stesso mese, la giornalista Nina Lakhani di The Guardian rivelò che Castillo comprò una casa da 1.4 milioni di dollari in Texas, otto mesi dopo l’assassinio di Caceres.

Nondimeno Roxanna Altholz, insegnante di Berkeley Law ed ex membro di GAIPE – una equipe internazionale che investigò sull’assassinio – ha affermato che il problema è ancora maggiore che la mancanza di progressi nel caso Castillo. La questione più importante è che l’assassinio di Caceres fu il culmine di anni di corruzione e violenza pianificata. La rete illecita responsabile dell’assassinio, compresi gli esecutivi Atala Zablah in DESA ed i loro alleati, permane intatta.

“La responsabilità non si definisce col verdetto di colpevolezza di nessuno di questi individui che sono stati condannati”, ha dichiarato Altholz. “Per determinare una responsabilità reale in questo caso, quella rete criminale deve essere smantellata.”

Tradotto da Adelina Bottero



L’organizzazione di Berta, il COPINH, dal primo momento ha denunciato la responsabilità di una struttura criminale che è parte dell’impresa e dei suoi dirigenti, per questo organizzazioni dei Diritti Umani invitano ad aderire ad una petizione, che verrà presentata alle autorità competenti, dove si esige che si proceda nell’indagine, sentenza e sanzione degli autori intellettuali che purtroppo ad oggi e nonostante le prove sono ancora liberamente impuni.

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